Un passato ricco di esperienze importanti, dalla carriera di modella a quella di attrice, ora l’artista Domiziana Giordano si dedica esclusivamente all’arte, organizzando periodicamente delle mostre nel suo studio di Milano. Insieme ad altri due artisti ha voluto rappresentare la leggerezza in tutte le sue forme, tant’è che ha un’altalena posizionata in mezzo allo studio che lei stessa considera un oggetto ispirato alla leggerezza.
Quando e come è iniziata la sua passione per l’arte?
Disegnavo fin da bambina, dunque è sempre esistita, è sempre stata dentro di me. Non è bricolage, è vita, è come dire a un medico il proprio referto delle analisi del sangue.
Inoltre provengo da una famiglia di artisti, di architetti per la precisione. Dunque l’arte l’ho nel sangue.
Che cosa significa per Lei arte?
Lo stesso significato che ha per un medico. O si ha o non si ha, è come se fosse una vocazione.
Perché rappresentare la leggerezza?
Perché no? Si arriva con un percorso, studiando molto, leggendo tanti libri che trattano argomenti diversi. A me serviva arrivarci perché ho avuto un percorso denso di esperienze, dovevo liberarmi dalla vita frenetica tipica della gioventù. Quando si diventa grande, si comincia a guardarsi dentro, compresi i rancori, oppure si può diventare pessimisti. Quindi si toglie tutto e si ricomincia con un nuovo percorso. Per me c’è un nuovo inizio ogni tot anni. Occorre anche cominciare a scremare per rimanere vigili.
Che cosa significa leggerezza?
E’ una meta. Togliersi di dosso tutti i pesanti substrati che si hanno per arrivare al punto zen. Non si parte dalla leggerezza ma è un traguardo.
E’ davvero importante trovare una leggerezza e un equilibrio in noi stessi?
E’ sempre importante ma bisogna togliere i fronzoli, le cose che non servono e soffermarsi sull’essenza. Noi non abbiamo vissuto le guerre mondiali ma adesso ci troviamo in tempi di guerra, ci sono tante persone che vogliono scappare perché siamo bombardati dai media e anche dai politici.
E’ un percorso che si fa per tutta la vita.
E’ riuscita a rappresentarla?
Ci provo. Un artista o un poeta cerca di scremare, da delle idee, non offre delle risposte ma pone delle domande, sono stimoli visivi. C’è stato un lavoro dietro e molto lungo.
Le mie opere sono infatti formate da petali, circa 2000, tutti dipinti a mano uno a uno con l’acquerello, attaccati a basi di oggetti come delle sedie antiche.
Eleonora Ravagli