Omaggio a Hubert de Givenchy, genio e gentiluomo

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Quando manca un couturier del calibro di Hubert de Givenchy, in chi ama follemente la moda non può che prevalere un sentimento: la sensazione di sentirsi un po’ orfano.

Sabato 10 marzo, si è spento uno dei più grandi creatori di tutto il Novecento: Hubert James Marcel Taffin de Givenchy, aristocratico di nascita ma soprattutto di modi, classe 1927, è stato il fondatore nel 1952 della nota e prestigiosa casa di moda che porta il suo nome, Givenchy.

All’epoca, Monsieur – com’era chiamato da tutti – aveva solo 25 anni: con lui, oggi, scompare uno degli ultimi testimoni dell’epoca d’oro della Haute Couture francese; scompare un autentico gentiluomo che ha vestito donne bellissime e che sono state eleganti anche grazie a lui.

Il fatto che sia morto nel sonno, a 91 anni e dopo averci lasciato creazioni indimenticabili, non dà certo consolazione né sana quel senso di solitudine e di perdita irrimediabile sebbene, già nel 1988, il couturier avesse venduto la sua maison alla holding francese LVMH continuando a firmare le collezioni fino al 1995, anno del suo definitivo ritiro.

Hubert de Givenchy aveva dunque saputo farsi da parte, senza clamore e con estrema classe ed eleganza, provato – si dice – da un dolore immenso: due anni prima, nel 1993, precisamente il 20 gennaio, era scomparsa Audrey Hepburn, sua musa e amica per quaranta lunghissimi anni.

Chi non ricorda il raffinatissimo tubino nero creato da Givenchy, indossato dalla Hepburn in Colazione da Tiffany nel 1961 e così consegnato all’eternità per mano di entrambi?

Quello tra il couturier e l’attrice è stato un rapporto straordinariamente intenso: ecco perché molti esperti di moda e costume sostengono che la scomparsa della Hepburn sia stata per lui una sorta di punto di non ritorno.

Monsieur aveva iniziato la carriera nel mondo della moda contro il volere della famiglia, lavorando per grandissimi nomi quali LucieneLelong, Robert Piguet, Jacques Fath, Elsa Schiapparelli.

Fin dal debutto, era riuscito a segnare lo stile di un’epoca: la collezione presentata nel 1952 portava un nome evocativo, Les Séparables, poiché nasceva dall’idea che gonne e bluse che la componevano potessero essere mixate liberamente tra loro. Considerando l’epoca, era un’idea straordinariamente all’avanguardia.

È stata altrettanto straordinaria l’idea della celeberrima Blusa Bettina, con il corpetto stretto e le maniche ampissime, creata sempre nel 1952 in omaggio a Bettina Graziani, l’indossatrice preferita di Givenchy.

Grazie a quelle sue intuizioni, insieme a Cristóbal Balenciaga (che nel 1937 aveva iniziato a proporre le sue sublimi creazioni sartoriali) e a Christian Dior (che nel 1947 aveva lanciato la linea New Look come ho raccontato in un altro articolo per ADL Maghttp://www.adlmag.it/2017/11/14/christian-dior-lo-stilista-del-sogno/), Hubert de Givenchy ha formato un’incredibile triade che, tra gli Anni Trenta e i Cinquanta, ha segnato indelebilmente il corso della moda con proposte che, tuttora, vengono citate, rivisitate, emulate.

Balenciagaera stato tra l’altro mentore di Givenchy e, anche in questo caso, a legarli è stato un rapporto di amicizia durato fino al 1972, anno della scomparsa dello stesso Balenciaga: sono stati tanto amici che, nel 1956,avevano persino sfilato insieme a New York.

Tra le sue clienti, Monsieurha annoverato donne come Jacqueline Kennedy, l’imperatrice Farah Pahlavi, Marella Agnelli, la principessa Grace, Wallis Simpson duchessa di Windsor; oltre a Audrey Hepburn, ha vestito le attrici Marlene Dietrich, Greta Garbo, Lauren Bacall, Jeanne Moreau e Ingrid Bergman.

E dire che l’immenso amore professionale tra Hubert de Givenchy e Audrey Hepburnera iniziato quasi per caso e quando lei non era ancora l’icona che è poi diventata.

Il loro incontro casuale è divenuto mitico non solo negli annali della storia della moda: era il 1953, l’anno dopo il debutto di Givenchy in passerella e l’anno in cui Audrey aveva interpretato il film Vacanze Romane per il quale vince poi l’Oscar nel 1954.

Il couturier aveva capito di dover incontrare Katherine Hepburn e si era invece ritrovato al cospetto non della nota diva, ma di Audrey la quale gli chiese di creare il suo guardaroba per il nuovo film: lui non aveva tempo a causa delle imminenti sfilate parigine, eppure il fascino dell’attrice lo conquistò e Monsieur, infine, si arrese.

Il film in questione era Sabrina e l’abito da sera biancoindossato dalla Hepburn per la scena del ballo, ricamato e con strascico, ha inaugurato il lungo sodalizio professionale e affettivo tra Givenchy e la Hepburn, continuato poi da Arianna, Funny Face, Colazione da Tiffany, Sciarada, Insieme a Parigi e Come rubare un milione di dollari:nel 2006, il tubino nero di Colazione da Tiffanyè andato all’astaincassando oltre 467.000 sterline.

Altre creazioni importanti di Hubert de Givenchy sono state l’abito a sacchetto nonché i mantelli dai colli ampi e avvolgenti, così come gli abiti a palloncino con bustino.

Dopo di lui, alla direzione creativa dalla maison Givenchy, si sono alternati stilisti quali John Galliano, Alexander McQueen, Julien MacDonald, OzwaldBoateng (per la linea uomo), Riccardo Tisci: da maggio 2017, alla guida della griffe è arrivata una donna, Clare Waight Keller.

All’annuncio della scomparsa di Monsieur, è stata proprio la Keller a rilasciare un commento che rende il giusto omaggio al fondatore di una maison ormai entrata nel mito.

«Sono profondamente rattristata per la scomparsa di uno dei più grandi uomini e artisti che abbia mai avuto l’onore di conoscere. Non è stato solamente una delle figure più influenti nel mondo della moda, capace tuttora di influenzare con il suo stile quello del vestire delle donne contemporanee, ma anche uno degli uomini più seducenti e favolosi mai incontrati.»

Come scrivevo in principio, ci mancherà lo stilista ma anche il gentiluomo.

Emanuela Pirré

 

Il ritratto di Hubert de Givenchy è tratto dalla pagina Facebook della maison, https://www.facebook.com/Givenchy/