Primavera a Milano: sboccia anche la cultura tra moda e design – ed è gratis

da | LIFESTYLE

È inutile negarlo, l’inverno ha una certa influenza non solo su animali e piante, ma anche su noi esseri umani: spesso è sufficiente che torni il sole e che le temperature diventino miti per farci sentire più attivi, dal punto di vista fisico e mentale.
La primavera è dunque il momento perfetto per piantare i semi di nuovi progetti, nella speranza di vederli sbocciare esattamente come i fiori nei giardini.
Trovarsi a Milano dà un’ottima opportunità per la remise en forme intellettuale: approfittare di una serie di mostre unite da un tratto comune, ovvero prevedono tutte l’ingresso gratuito.
Tra moda e design, ecco cinque appuntamenti dai quali trarre idee, spunti e ispirazioni.

“Shoes: Vivienne Westwood – The Creation of an Iconic Shoe”
Dopo il successo di Londra e Leeds, Vivienne Westwood inaugura la mostra pop-up “The Creation of an Iconic Shoe” nella boutique di Milano.
Si tratta di un’esposizione particolare per celebrare quello che – da sempre – è l’approccio innovativo e non convenzionale di Dame Westwood al mondo delle calzature.
I visitatori possono compiere un viaggio attraverso l’archivio e i tanti modelli proposti nel tempo, progettati da Westwood negli ultimi 40 anni nel suo atelier di Londra e portati alla vita da maestri artigiani.
Si va dall’iconico Pirate Boot, creato dalla stilista nel 1981, al modello Rocking Horse, realizzato nel 1985: dagli stivali Bondage (2002) fino alle Tracey Trainers (variazione delle Hammer Head Sneaker, 1982, e dedicate a Tracey Emin, artista britannica nota per le sue opere d’arte contemporanea autobiografiche).
In mostra non manca naturalmente il tacco platform Super Elevated, quello che ha fatto traballare e cedere perfino il passo esperto di Naomi Campbell durante la sfilata primavera / estate 1993.
Perché visitare la mostra: perché rappresenta un’ottima occasione per meglio comprendere l’evoluzione di un’autentica icona della storia della moda.
Dettagli: fino al 14 aprile 2019 presso la boutique Vivienne Westwood di Corso Venezia 25 a Milano.

“Olivetti, una storia di innovazione”
È stata inaugurata a Milano la mostra “Olivetti, una storia di innovazione”, promossa da Olivetti in collaborazione con Associazione Archivio Storico Olivetti e Fondazione Adriano Olivetti: l’iniziativa fa parte di un ricco programma di eventi dedicati all’innovazione tecnologica e realizzati dall’azienda in occasione della Milano Digital Week (e di cui Olivetti è partner).
L’esposizione rappresenta il racconto di oltre un secolo d’impresa e propone un percorso espositivo ricco di elementi che hanno scandito la storia di Olivetti costantemente improntata all’innovazione: sono in mostra manifesti, locandine pubblicitarie, fotografie, prodotti iconici come le celebri macchine per scrivere “Lettera 22” e “Valentine”. Si prosegue fino al mondo digitale di oggi con il Form 200, registratore di cassa connesso e primo prodotto realizzato grazie all’Olivetti Design Contest, concorso promosso dall’azienda e rivolto agli studenti delle maggiori università europee di design.
Dare un’anima ai prodotti è stato l’elemento caratterizzante della produzione di Olivetti che ha coniato un nuovo rapporto tra uomo e macchina, dimostrandosi antesignana di un progetto modernista nell’ambito delle tecnologie e dell’informazione.
L’architettura, il design, la grafica, la pubblicità hanno contribuito a formare un modello aperto di impresa, unico nella storia dell’industria del dopoguerra, nonché un importante contributo alla cultura visiva del Paese: nel guardare a un passato che è il racconto storicizzato di un grande progetto visionario, la mostra si prolunga nel presente di un’azienda che con i suoi prodotti e servizi digitali attuali continua a innovare.
Perché visitare la mostra: perché ben sottolinea il passaggio dall’era analogica all’era digitale attraverso la storia di continua innovazione di un’azienda che rappresenta il Made in Italy e il design e che, oggi, è tra i protagonisti della Digital Transformation.
Dettagli: fino al 14 aprile 2019 presso il Museo del Novecento in Piazza Duomo 8 a Milano.

“Gianfranco Ferré. Il segno della moda”
In occasione del cinquantesimo anniversario della laurea in architettura di Gianfranco Ferré al Politecnico di Milano, è stata inaugurata una mostra realizzata dagli Archivi Storici del Politecnico con la curatela di Rita Airaghi, direttore della Fondazione Gianfranco Ferré, e Alba Cappellieri, professore ordinario al Politecnico e direttore del Museo del Gioiello di Vicenza.
La mostra presenta abiti di alta moda, 105 disegni preparatori autografi, una scelta di gioielli, accessori, fotografie e documenti originali: l’intento è quello di mettere in evidenza l’importanza della formazione nella carriera di colui che è stato soprannominato a pieno titolo “architetto della moda”.
Il fulcro del suo metodo è infatti proprio nel disegno, che ne rappresenta il momento fondante, un particolare modo di dare forma alle idee e concretezza all’intuizione, di «fermare le impressioni e dar loro un abbozzo di consistenza»: in un sorprendente equilibrio tra la parte artistica e quella scientifica, Ferré riusciva a essere allo stesso tempo libero e rigoroso, creativo e puntuale.
Perché visitare la mostra: perché permette di comprendere ancora meglio l’importanza della formazione e della progettazione nel processo creativo di moda.
Dettagli: fino al 10 maggio 2019 presso la Sala Espositiva degli Archivi Storici – Campus Bovisa, Edificio B1, in via Candiani 72 a Milano. Dal lunedì al venerdì, 9.30-13 ingresso libero, 14.30-17 solo su appuntamento da fissare tramite mail a archivio(at)polimi.it

“Storie di Moda, Campari e lo stile”
La Galleria Campari, importante museo aziendale, presenta la mostra intitolata “Storie di Moda, Campari e lo stile”: il progetto espositivo è dedicato all’esplorazione di una delle anime che compongono l’universo del marchio, ovvero la profonda relazione esistente tra Campari e il mondo della moda.
La curatrice della mostra è la giornalista e saggista Renata Molho: ha strutturato un percorso in cui i concetti di stile e stili (dei quali la comunicazione Campari si è fatta testimone) sono declinati attraverso bozzetti pubblicitari, fotografie, grafiche, abiti, riviste, accessori.
Divisa in quattro sezioni tematiche (Elegance; Shape and Soul; Futurismi; Lettering), la mostra mette in dialogo opere provenienti dall’archivio di Galleria Campari con prestiti avuti grazie a case di moda, musei e fondazioni.
Tra rimandi estetici e di significato, accostamenti formali e cromatici, la mostra propone opere originali pensate e realizzate per Campari da artisti e designer celeberrimi (tra i quali Fortunato Depero, Bruno Munari, Marcello Dudovich, Franz Marangolo) accostate alle creazioni e ai bozzetti del Maestro Ferré dalla Fondazione Gianfranco Ferré, agli abiti scultura del Maestro Capucci dalla Fondazione Roberto Capucci e ai progetti futuristici di Germana Marucelli (stilista e antesignana della moda italiana, 1905–1983).
L’allestimento presenta inoltre, non in ordine cronologico, accessori degli Anni Trenta del Museo Salvatore Ferragamo, manifesti della Belle Époque, bozzetti e abiti di Giorgio Armani, lavori pubblicitari Campari in pieno stile Anni Sessanta, copertine di riviste contemporanee rielaborate con tocco pop dalla designer Ana Strumpf, sperimentazioni fotografiche di Giovanni Gastel e oggetti della linea Futurballa, omaggio di Laura Biagiotti al design futurista di Giacomo Balla.
Perché visitare la mostra: perché Davide Campari, fondatore dell’omonima azienda, ebbe il merito di essere tra i primi industriali italiani ad accorgersi delle potenzialità della pubblicità, avviando una filosofia basata su importanti sinergie con i più grandi artisti e designer del suo tempo.
Dettagli: fino al 13 luglio 2019 presso la Galleria Campari di viale Antonio Gramsci 161 a Sesto S. Giovanni (MI – linea M1 fermata Sesto 1° Maggio). Visite gratuite con prenotazione obbligatoria telefonando al no. 02 62251 oppure scrivendo a galleria(at)campari.com

“Rosanna Schiaffino e la moda. Abiti da star”
La mostra “Abiti da star” racconta – come dice il titolo stesso – il rapporto con la moda della celebre attrice italiana Rosanna Schiaffino (1939 – 2009).
Dai vestiti che mettevano in risalto la sua figura di prorompente bellezza mediterranea fino alla scelta dello stilista Federico Forquet, allievo di Balenciaga, gli “Abiti da star” di Rosanna Schiaffino sono organizzati in una mostra curata da Enrica Morini e Ilaria De Palma.
Il guardaroba della Schiaffino è in mostra a Palazzo Morando in quanto è stato acquisito da tale istituzione museale nel 2018: la mostra è l’occasione per condividere con il pubblico questa operazione.
La Schiaffino è stata una delle protagoniste del cinema italiano tra gli Anni Cinquanta e Settanta: fin dai propri esordi, furono fondamentali le scelte degli abiti e degli stilisti che ne caratterizzarono l’immagine. Nel corso del tempo, al suo guardaroba si aggiunsero nomi del calibro di Yves Saint Laurent nonché protagonisti del Made in Italy quali Germana Marucelli, Valentino, Gianfranco Ferré.
Perché visitare la mostra: perché gli abiti della Schiaffino testimoniano i suoi cambiamenti di stile dettati dall’epoca, dalla carriera e dalla vita privata, dimostrando – ancora una volta – il potere comunicativo della moda.
Dettagli: fino al 29 settembre 2019 a Palazzo Morando, Museo Costume-Moda-Immagine, in via Sant’Andrea 6 a Milano.

Vivienne Westwood, Gianfranco Ferré, Roberto Capucci, Germana Marucelli, Federico Forquet, Yves Saint Laurent, Giorgio Armani, Valentino: tanti nomi importanti e che talvolta creano rimandi e collegamenti tra i vari eventi espositivi, a dimostrazione dell’influenza più che mai attuale nella moda.
Ad affiancare tutto ciò vi sono design e industria, con realtà quali Campari e Olivetti, in un’ottica che oggi non può prescindere dalla Digital Transformation.
Buona primavera e buona fioritura a tutti.

Emanuela Pirré
Docente Accademia Del Lusso

L’immagine di copertina è relativa alla mostra “Storie di Moda, Campari e lo stile” e proviene dalla pagina Facebook di Galleria Campari.