Viviamo un passaggio cruciale per l’espressione della bellezza umana e per la ridefinizione dei parametri estetici. In questa contesto le parole chiave diventano autenticità, uguaglianza ed accettazione. Una violenta promozione della comprensione di base che tutti gli esseri umani sono meravigliosamente unici e hanno il diritto di avere un’eguale rappresentanza, anche nel settore della moda.
Parliamo di una nuova fluidità di generi, di provenienza, di culture, di corpi e di età. Una fluidità che genera un aggregazione eterogenea, multietnica, trasversale. Un dialogo contemporaneo in crescendo, un inno alla libertà di azione e rivelazione e alla differenza specifica di ogni individuo colta come particolarità caratterizzante. Questo fenomeno tocca ogni settore, generando una rinnovata comunicazione basata su un concetto specifico: l’inclusivity, o inclusività.
“L’Inclusivity è lo stato di appartenenza a qualcosa, che porta l’essere umano a sentirsi accolto ed avvolto. Rappresenta la condizione in cui tutti gli individui vivono in uno stato di equità e di pari opportunità. Una body e self confidence. Si riferisce a tutti gli individui.
Si rivolge a tutte le differenze, senza che queste siano definite da categorie e da criteri deficitari, ma pensate come modi personali di porsi nelle diverse relazioni e interazioni. L’inclusivity mira all’ eliminazione di ogni forma di discriminazione.
Spinge verso il cambiamento del sistema culturale e sociale per favorire la partecipazione attiva e completa di tutti gli individui. Mira alla costruzione di contesti inclusivi capaci di includere le differenze di tutti, eliminando ogni forma di barriera. Focalizzandosi sulla bellezza, autentica e personale, e sull’anatomia diversificata dei corpi.”
Solo pochi anni fa, i brand utilizzavano immagini patinate per vendere prodotti. Ora i consumatori più consapevoli stanno iniziando ad arginare i marchi che comunicano privilegio ed esclusività. Un numero crescente di consumatori preferisce la pubblicità autentica che rappresenta il mondo che li circonda.
Le aziende in grado di incorporare l’inclusivity nei loro prodotti e contenuti di marketing stanno piantando le basi per il loro successo futuro raccogliendo i favori del mercato.
Proprio per questo molte agenzie di casting stanno virando i loro portfolio, focalizzandosi su volti più caratterizzanti e unici nel loro genere, sfruttando l’imperfezione come metro di valorizzazione. Tra queste Special beauties, the Claw, Midland agency, sono solo alcuni esempi. Nei corpi e sui volti si cerca la verità e meno l’artificio. Ed è per questo che nascono anche realtà che rappresentano ‘persone’, non necessariamente modelli, selezionando i loro volti tramite lo street casting, come Rollover people o Streetpeopleagency.
Nel nostro incontro mensile vi presento cinque tra i numerosi volti manifesto di questo cambiamento:
Chiara Pino, Tony Sorodoc, Toni Pandolfo, Jess Maybury, Baby Uli.
Ognuno di loro ha una caratteristica evidente che li ha resi vincenti e protagonisti di ogni esperienza che hanno rappresentato. Li potete trovare sulle passerelle dei maggiori brand del fashion industry, sugli editoriali delle testate indipendenti più ambiziose o nei lookbook di brand emergenti meno inflazionati.
I casting quindi prendono sempre più potere. L’effetto non è solo un cast differente, ma la generazione di un sentimento più intimo che proietta tutti nel prodotto stesso rendendolo vincente.
Per entrare in contatto con le loro eterogenee personalità seguiteli qui.
Noemi Vanda Bruni
Docente Accademia Del Lusso