Is Fashion Religious?

da | CULTURE

Moda e religione, due termini che nella società odierna non potrebbero apparire più lontani.
Eppure, facendo un salto temporale ai primordi dell’avvento della religione, si può scoprire quanto, ancora oggi, se ne subiscono le influenze.
La prima manifestazione della religione nel costume si nota nel Medioevo, con un irrigidimento delle forme. Sebbene possa apparire come un naturale mutamento dello stile, è bene comprendere che l’origine di questo cambiamento ha radici più complesse. Basti pensare che, fino a pochi anni prima, l’abbigliamento non aveva assolutamente lo scopo di difendere il pudore, bensì costituiva un mezzo di protezione ed espressione del grado sociale d’appartenenza.

Funzione che muta completamente negli anni del “periodo Gotico”, in cui il corpo, in particolar modo quello femminile, si traduce in massima espressione del peccato. Questa lettura da parte della cristianità farà si che le mode si pongano sullo stesso livello del gusto architettonico, con silhouette coniche ed innalzate e tessuti e decorazioni volti ad appesantire la figura.
Ulteriore elemento caratterizzante è l’uso dell’oro nei gioielli e nei fili dei tessuti, che rispecchiano a pieno il gusto artistico di porre iconografie cristiane su fondi oro.

Negli anni a seguire, queste forti imposizioni subirono periodi di scemamento e di ripresa, mettendo in discussione quale fosse il ruolo della Chiesa e quale quello dell’uomo, ormai in grado di autodeterminarsi. Prima grande fase in rappresentanza di questo cambiamento è il Rinascimento, sebbene già durante il Medioevo fossero stati fatti alcuni tentativi, ad esempio con la rinascenza longobarda o quella carolingia.
Ulteriore tentativo di abbattere i vincoli cristiani e gli sfarzi fu portato avanti con la riforma protestante tedesca abbracciando l’uso di vesti più semplici e umili.

Nella società contemporanea occidentale questo susseguirsi di vicende son o ormai sconosciute e apparentemente lontane dallo stile di vita moderno. Nell’abbigliamento quotidiano si indossano pantaloni e gonne corte, scollature profonde, abiti confortevoli. Insomma, il guardaroba è diventato identificativo e mezzo di espressione, concezione ben differente da quella che si poteva avere nel Quattrocento, quando si era tenuti a rispettare precise fogge e canoni. Eppure, esistono ancora diverse culture in cui l’abbigliamento è fortemente condizionato dalla credenza religiosa. Alcuni esempi sono il niqab in Turchia, il burqa in Afghanistan e Pakistan, imposti originariamente per non indurre in tentazione l’uomo. Da ciò si comprende come alcune culture siano profondamente mutate e altre meno.

Tuttavia, la consapevolezza del potere che la religione ha avuto in diversi contesti sociali, tra cui la moda, non è stata del tutto persa. Infatti, di recente, nel 2018, il Met Museum ha organizzato una mostra sul tema,“Heavenly Bodies: Fashion and Catholic Imagination”, risultando controverso e provocatorio a riguardo.

L’obiettivo è stato di creare un dialogo tra la moda, l’arte medievale e la religione.
Eventi come questi, oggi, risultano essere fondamentali per dibattere sulle vicissitudini e fatti di cronaca in cui è coinvolta la Chiesa, così da comprendere presente, passato e la direzione per il futuro; oltre che il motivo per cui risulti essere una fonte di ispirazione per i creativi del settore, tra i quali Dolce & Gabbana, Jean Paul Gaultier, Christian Dior, Gianni Versace.

Veronica Baldo
Studentessa di Accademia Del Lusso