L’importanza dello streetwear

da | STYLE

Dai preziosi abiti di corte all’haute couture, la moda negli anni si è sempre evoluta secondo un gusto raffinato ed elegante ma lo streetwear ci offre un altro punto di vista. 

LE ORIGINI

Nata come sub-cultura per le strade della West-Coast questo stile aveva lo scopo di separarsi dall’Haute Couture, prendendo spunto dalle abitudini e ambienti frequentati dai ragazzi appartenenti al mondo dello skate e del punk. E’ proprio negli States infatti che troviamo le fondamenta dello streetswear, quando la cultura urban si sviluppa nei sobborghi di New York grazie ad un nuovo fenomeno di massa: l’hip-hop.
Non si trattava infatti solo di un genere musicale ma di un vero e proprio stile di vita. In italia invece assistiamo all’esplosione della cultura hip-hop solo nei primi anni 2000, in quanto vista di cattivo gusto.

Tra la fine degli anni ’70 e i primi anni ’80 gli skate park sono diventate le vere passerelle dello stile

Torniamo invece nella West Coast a Los Angeles in particolare a Laguna Beach: una piccola cittadina della contea di Orange famosa per le sue lunghe coste bagnate dall’oceano.
E’ proprio qui che si sviluppano i primi brand d’abbigliamento dal mood surf, skate e infine streetwear. Nello specifico infatti, lo streetwear è un’evoluzione del mondo del surf come ci racconta il ‘padre’ dello streetwear Shawn Stussy.

MA CHI E’ SHAWN STUSSY?

Stussy è un artigiano di tavole da surf che a partire dagli anni 80 inizia ad inserire la propria firma su ogni sua creazione. La stessa firma che pochi anni sarebbe diventata il noto logo del suo brand. Da lì l’idea di includere anche delle magliette fu del tutto casuale come sostiene egli stesso:

“E’ successo tutto a una fiera, nel 1981-82. facevo ancora tavole da surf nel 1980, ci scarabocchiavo il nome Stussy […] allora, mi dico, “stampiamo qualche maglietta” e ci ho stampato Stussy in bianco sopra”

IL RUOLO DELLA MUSICA NELLO STREETWEAR

Sul finire degli anni ‘80 compare sulla scena musicale un nuovo genere: il cosiddetto Gangsta Rap. Questo stile musicale, che si distingue per i suoi testi violenti, inizia ad influenzare anche il mondo della moda, in particolare lo street style. A partire da questo momento, infatti, i due mondi si condizioneranno a vicenda. Si passa quindi ad uno stile sempre più da gang in modo da portare il “quartiere” addosso. Questa fusione inizia ad affascinare artisti e celebrità, anche
grazie all’apertura dello store di Stussy nel popolare quartiere di New York SoHo, che permette l’espansione dello streetwear fino a raggiungere l’alta moda. Di fatto, oggi sono molti i rapper e i musicisti che influenzano la moda dello streetwear e dello urban, alcuni come Kanye West e Rihanna hanno addirittura la propria linea di abbigliamento. Altri invece sono stati il volto di alcune campagne e collaborazioni come Eminem per Nike e Nicki Minaj per Fendi.

UNO SGUARDO SULL’ATTUALITA’

Oggi i fan di questo stile sono ben diversi, più attenti alla moda e alle nuove tendenze quindi meno legati a tutti gli altri aspetti da cui questo movimento è nato. I ragazzi che vestono streetwear ormai presentano uno stile ibrido: si entusiasmano per un paio di Balenciaga da 650 euro quanto per un cappellino da 20. Il modo in cui gli adolescenti si vestono oggi è cambiato e Supreme è probabilmente il brand che più ha influenzato questa rivoluzione. Ma un altro ruolo molto importante per la rapida diffusione dello streetwear di cui godiamo oggi sono i social network, e in particolare al mondo del reselling.

Supreme nasce nell’aprile del 1994 da James Jebbia e come Stussy si presenta al mercato come marca d’abbigliamento per skater. Inoltre la storia del marchio è strettamente legata al suo primo negozio a Soho.

IL FENOMENO DEL RESELLING

‘Reselling’ significa riuscire a procurarsi un prodotto molto ambito ed esclusivo, di solito in edizione limitata, e rivenderlo ad un prezzo maggiore, a tutti quei clienti che non avrebbero altro modo di possedere quel prodotto. Il fenomeno riguarda in particolare il mondo delle sneaker, ma anche quello dell’abbigliamento, grazie a brand hype come Supreme, che basa proprio le sue strategie di marketing sulla disponibilità limitata, questo significa che acquistare capi hype è diventato quasi impossibile. Il mercato delle sneaker si è completamente digitalizzato, tranne che per qualche
concept store, ma per entrare in possesso delle ultime uscite bisogna comunque superare una lunga lista d’attesa e procedure molto complicate, che permettono solo a pochi fortunati di accedere
all’esclusivo capo.

Come per molte altre cose, è entrambi. Da una parte, rappresenta la possibilità per molte persone di ottenere qualcosa che altrimenti sarebbe stato irraggiungibile, ma allo stesso tempo è un fenomeno discriminatorio in quanto esclude coloro che non hanno possibilità economica.

Questo dettaglio però è estremamente importante in quanto può essere considerato un grande paradosso: lo streetwear, come abbiamo visto, è nato dalla strada e ha conquistato subito una larga cerchia di persone perché presentava capi cheap e unici, mentre oggi rappresenta forse solo un sogno per chi non ha i mezzi per accedervi.

VIRGIL ABLOH: IL GENIO DELLO STREETWEAR

Nato nel 1980 a Rockford è cresciuto negli skate park di Chicago, è riuscito nel suo essere un comune adolescente a diventare uno dei designer più apprezzati e famosi dei nostri giorni. Dopo la laurea in Architettura la sua vita è ben presto cambiata, soprattutto grazie all’amicizia con Kanye West che è stato la chiave del successo di Virgil.
Nasce così Pyrex Vision. Solo in seguito nacque il noto brand Off-White, che oggi è considerato uno dei pilastri dello streetwear. Il tutto è avvenuto tanto velocemente che la storia rimane un mistero. Il brand ha un approccio giovane e contemporaneo che lo rende coì amato da ogni adolescente, si ispira alla cultura da strada e crea una perfetta fusione tra streetwear e luxury e utilizza solo tessuti di altissima qualità realizzati a Milano.

Il suo obiettivo è dare vita a capi d’abbigliamento esclusivi che sappiano creare un giusto equilibrio tra sartoria e streetstyle. Off-White non è sicuramente un marchio economico, ma questo contribuisce a renderlo ancora più desiderabile ed esclusivo, basti pensare che oltre l’accuratezza dei dettagli, ci sono dietro moltissimi volti noti e celebrities che ogni giorno postano foto indossando capi del brand e ovviamente prendono parte alle sfilate.

“Non sono davvero interessato allo stile.  Mi interessa di più vedere l’autostima negli altri o quello che hanno da dire”

VIRGIL HA FORNITO UNA DATA DI SCADENZA ALLO STREETWEAR?

Come tutte le cose belle però anche lo streetwear è destinato a finire, o almeno secondo Virgil. In una recente intervista rilasciata a Dazed lo stilista ha parlato del suo percorso nel mondo della moda partendo da Pyrex Vision per poi passare ad Off-White, arrivando infine a Louis Vuitton.
Ciò che ha destato scalpore a tutti sono stati i suoi commenti riguardo il futuro dello streetwear: “Direi che lo streetwear è destinato a morire. Credo che andremo incontro ad un periodo in cui vorremo esprimere la nostra conoscenza e il nostro stile personale con il vintage; ci sono tantissimi capi molto belli nei negozi di vintage, si tratta solo di indossarli […] ci sarà più voglia di scavare negli archivi”.

Analizzando più approfonditamente le parole del direttore creativo di LV, possiamo affermare che Virgil intende semplicemente che l’idea con cui lo streetwear è stato concepito oggi cambierà, subendo un’evoluzione grazie alla ricerca di pezzi d’archivio, costruendo uno stile più ricercato e studiato, andando inevitabilmente a mutare il mercato.

Martina Gamba
Studentessa del corso di Fashion Styling e Communication di Accademia Del Lusso

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