L’headquarter di Pirelli non è una semplice azienda. E’ un sistema solare composto da centinaia di pianeti. Non è solo pneumatici e non è solo Calendario: l’universo Pirelli è qualcosa di sorprendente. Ecco com’è apparso a noi di AdlMag.
L’universo Pirelli ha un centro che ruota attorno alla “Bicocca degli Arcimboldi”. La residenza di campagna quattrocentesca, appartenente alla famiglia Arcimboldi, era un casino di caccia e un luogo di aggregazione e organizzazione di feste e balli. All’interno, ancora oggi, possiamo ammirare la Sala delle Dame. Totalmente dedicata alla rappresentazione del mondo femminile, si articola in una serie di affreschi che delineano scene quotidiane della vita di giovani donne; dalla toilettatura, al canto, alla danza, al cucito e infine al gioco della dama, da cui deriva appunto il nome del salone.

La famiglia Pirelli acquista nei primi del ‘900 l’edificio, che nel ’53 diventa la sede principale del Gruppo. Le decorazioni, i mattoni a vista e il cotto della villa si contrappongono alla vecchia torre termoelettrica di raffreddamento, posta a pochi metri dalla Bicocca. Un grande impianto alto 50 metri che l’architetto,Vittorio Gregotti – lo stesso del teatro Arcimboldi – ha trasformato in un auditorium, in grado di ospitare eventi, concerti, conferenze e riunioni. All’interno pannelli di ciliegio permetteno di avere un’acustica perfetta, adatta per ospitare concerti di musica.
Sempre all’interno del campus Pirelli è poi possibile visitare la Fondazione Pirelli. Una parte dell’azienda dedicata a conservare e diffondere il patrimonio storico e culturale della celebre azienda.
L’esposizione si apre con una videoinstallazione che racconta i momenti salienti del brand. Dalle origini, a quando nel 1890 inizia a produrre pneumatici per biciclette, al 1907, anno in cui partecipa alla competizione di automobili Pechino-Parigi. E contribuisce alla vittoria, guadagnando maggiore notorietà. Fra i numerosi ed incredibili pezzi d’archivio troviamo una biblioteca tecnico scientifica. Nonché scaffali colmi di bozzetti di manifesti e campagne pubblicitarie firmati dai più importanti illustratori e fotografi, oltre all’oggettistica utilizzata da molte celebrities sul set del noto Calendario. Tutto catalogato e conservato con cura maniacale.
E il fashion? C’è e si vede, grazie al mito di “The Cal”. Nato nel 1963, il Calendario Pirelli viene definito come “un contenuto astuto per veicolare il brand in tutto il mondo”. Deriva “dall’unione di donne e pneumatici”, come ci ha spiegato Fabia Snider, responsabile ufficio stampa ed eventi dell’azienda. In un incontro tenuto insieme a Elena Koumentakis (head of Brand Communication) e Paolo Fichera (Digital Communication & Sponsorship), servito a svelare il dietro le quinte del lavoro di comunicazione e produzione.
Il Calendario Pirelli anticipa le tendenze, non solo di costume, ma che riguarda anche il cambiamento della società. Oggi non è più un oggetto puramente estetico. E’ un racconto narrato attraverso il progetto artistico dal fotografo scelto, al quale viene concessa assoluta libertà espressiva. E che è al vertice di un lavoro di squadra che vede, dalla scenografia, al casting, fino all’hair style, la presenza di professionisti al massimo livello.
L’idea di “The Cal” parte dalla consociata inglese del marchio. La quale, stanca di regalare i soliti doni natalizi, spedì a tutti appunto un calendario. Dal giovane Robert Freeman, scelto come primo fotografo, iniziano la grandi collaborazioni che hanno portato successivamente a firmare un oggetto diventato di culto anche Karl Lagerfeld e il musicista Brian Adams. Quel che colpisce è le timeline di produzione: il progetto dall’ideazione alla sua uscita copre quasi tutti l’arco dell’anno. Nello shooting vengono occupate sul set circa 60 persone. E alla fine, le 12mila copie prodotte, diventano l’orgoglio di chi le riceve.
La nostra ultima tappa è il Pirelli Hangar Bicocca, dove la missione di Pirelli si fonde con l’arte. E simboleggia il grande sforzo di sostenibilità aziendale, pensata e intesta come benessere sociale rivolto a tutti i suoi dipendenti e alla sua corporate. Attraverso la cultura del bello, che coinvolge anche l’architettura di un headquarter difficile da dimenticare. Al centro di un universo unico.
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