È “In teoria” che ha inizio lo show di Simon Cracker per la presentazione della collezione Spring-Summer 2024, che racconta la storia dell’upcycling .
‘Un giorno andrò a vivere in teoria, perché è in teoria che va sempre tutto bene’. Questa la frase da cui tutto ha avuto inizio per la collezione di Simon Cracker. In passerella prende forma un mondo che in teoria è in un modo ma in pratica è tutt’altro.
In una location polifunzionale a suon di musica pop, ha inizio lo show di Simon Cracker, dedicato all’Emilia Romagna che canta spalando il fango. Una collezione per lui e per lei che ha come parole chiave inclusività e upcycling. Non vi è infatti alcuna distinzione tra i modelli, non ci sono vestiti per un unico sesso ma è tutto genderless.
L’upcycling di Simon Cracker varia tra smile, rave e bamboline. Tutto parte dalla ricerca di cose che in teoria nascevano per un motivo ma che in pratica avevano tutto un altro significato. Un esempio? Le bambole Blythe che in teoria avrebbero dovuto essere le concorrenti di Barbie ma che in realtà̀ facevano paura alle bambine. I loro volti inquietanti diventano i protagonisti delle borse che vengono accostate alle stampe, realizzate con la tecnica della cianotipia.

Anziché partire dai tessuti, i due designer creano look che nascono da altri capi, smontati, customizzati e rimontati in tutt’altro modo. Con la volontà di ridare ai vestiti una seconda vita. A dimostrarlo un patchwork di camice e tessuti, da sempre presenti nel nostro armadio ma che non abbiamo mai indossato. Non a caso, infatti, le camice utilizzate per la collezione hanno una doppia etichetta: quella originaria e quella di Simon Cracker sovrapposta.
Ad accompagnare l’intera collezione è la cornice del rave, che il nuovo decreto introdotto dal Governo ha praticamente proibito, anche se in modo poco chiaro, rendendoli illegali. In teoria i rave sono una cosa sbagliata, ma in pratica sono un momento di aggregazione e felicità dove la gente sta bene e si diverte. Blazer sartoriali scomposti e trench fanno a pugni con le t-shirt dei primissimi rave Acid House del 1988.
A sfilare una palette di colori intensi, come arancio, verde e fucsia, che partono dalle parrucche e terminano con le scarpe, quasi sempre sandali abbinati a calze colorate. La collezione di Simon Cracker, “In teoria”, punta tutto su colori vivaci, accessori ispirati ai giocattoli e stampe contrastanti. In passerella, una rivisitazione del kidcore: due anni fa, la società è stata stravolta dal lockdown che ha portato gli individui a rivalutare i propri modelli di vita. L’esigenza di “vestirsi da grande” ha cominciato a venir meno. A predominare è infatti, ad oggi, la Self-expression, liberazione del gender. La fine della vita d’ufficio, la nostalgia degli anni d’infanzia, la ricerca della semplicità. Un tipo di stile che potrebbe avere la sua icona in personaggi televisivi come Jules in Euphoria o la Harley Quinn di Margot Robbie ma che in realtà possiede numerose declinazioni.
I due designer hanno immaginato un mondo in teoria e l’hanno cucito in pratica assieme con le loro idee. La collezione è un paradosso, un caos felice che diventa portavoce di un mondo che in teoria ci appare in un modo ma che nella realtà è differente.
