Barbie? Un contenitore di tutti i nostri sogni

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Sull’onda di Barbie Il Film, noi di ADLMag non ci siamo fatti scappare l’occasione per fare quattro chiacchiere con Mario Paglino: designer e cofondatore di Magia2000. Il duo creativo, composto da lui e dal marito Gianni Grossi, vanta una collezione di oltre tremila Barbie: pezzi unici dal carattere tutto italiano.

Da giovane donna cresciuta guardando i film animati con protagonista Barbie, sempre nei panni di una coraggiosa eroina che, mossa dall’amore per qualcuno o qualcosa, è in grado di fare qualsiasi cosa lei voglia, mi fa sorridere ripensare alle storie che mi sono state raccontate da Mario durante la nostra telefonata. E il perché lo capirete continuando a leggere.

Come nasce Magia2000?

Mario e Gianni si conoscono verso la fine degli anni novanta e si frequentano quando, durante una vacanza estiva sulla costiera Ligure, s’imbattono in una piccola edicola che espone il Magazine della Mattel con la Barbie estiva allegata. Fu in quel momento che la neo-coppia scoprì un amore comune, silente da anni, che l’indomani li avrebbe resi partner nella vita e sul lavoro. 

“Scoprimmo così, commentando l’aspetto di quella bambola lì davanti a noi, che entrambi da bambini adoravamo le Barbie: i vestiti da cambiare, le storie che si potevano inventare. Peccato però che i nostri desideri non fossero ben visti dagli altri, in quanto ragazzini. E i nostri genitori furono costretti a privarci di quei giocattoli per provare a mettere fine agli episodi di bullismo nei nostri confronti da parte dei coetanei. Ci siamo davvero ritrovati in questa storia. Quante possibilità c’erano? Così quella Barbie lì in vetrina la acquistammo, ma non sapevamo davvero sul comodino di chi metterla. Non ci volle molto per decidere di mettere fine alla vacanza e tornare a Torino per comprarne un’altra.”

Così tutto ebbe inizio: da una bambola. Fin quando, pochi mesi e Barbie dopo, un amico della coppia non decise di fargli dono di un numero del Barbie Bazaar Americano.
“Abbiamo scoperto così che Barbie non è solo un giocattolo ma che esiste un modo adulto di approcciarsi alla bambola”, racconta Mario. Una realtà studiata per gli adulti, collezionisti di pezzi unici e non, provenienti da tutto il mondo: quella delle Convention.
E così tutto ebbe inizio: una domenica pomeriggio d’inverno. Quando iniziarono a cucire i primi vestiti servendosi di tende e tovaglioli trovati in casa, uniti a spirito creativo e a qualche piccolo trucco del mestiere. Tramandato a Mario da sua nonna, sarta. E quello che iniziò come un hobby, un passatempo creativo, con Magia2000 si trasformò pian piano in un vero e proprio lavoro.

Alcune tra le Bambole più importanti

La bambola Magia 2000 la si riconosce dai tratti del viso (ridisegnati e dipinti a mano) e da quei ricami (creati dalla creatività di Gianni) che sono un po’ il nostro segno distintivo. C’è molto del nostro essere italiani in questo, e del nostro essere europei in secondo luogo.


La Barbie Film Noir, prima collaborazione con Mattel – vincemmo il concorso nel 2006 per disegnare la Barbie per la convention Americana, prodotta poi dall’azienda di giocatolli in 1200 pezzi per i partecipanti all’evento. Quella ha cambiato la nostra vita. Eravamo i primi stranieri a disegnare una bambola per la Convention Americana.

Barbie Film Noir – in una delle sue varianti di incarnato

Progetto con Vogue Black Issue, 2009 per il cinquantesimo di Barbie era prevista una collaborazione speciale con la testata. Mattel cercava qualcuno in Europa e venne fatto il nostro nome. Si trattò di un libretto allegato al numero di luglio – l’edizione Black Issue fu uno speciale a cura di Franca Sozzani incentrato solo su modelle di diverse etnie  per sensibilizzare l’industria rispetto il tema dell’inclusione nella moda ndr.

“Quello è stato per noi un grandissimo progetto: innanzitutto fu un’opportunità per lavorare con Giovanna Battaglia (che all’epoca era consulente per Vogue Italia e Vogue Gioiello) e con i migliori fotografi di moda. E fu meraviglioso collaborare agli shooting, allo styling delle Barbie – alcune le creammo ad hoc, lavorando fino a notte fonda. Fu durante quell’esperienza che io presi coraggio e lasciai il mio lavoro precedente. Fu una pazzia ma quell’occasione mi diede la forza per trasformare quello che era il mio hobby nella mia professione. E si trattò di un progetto importantissimo, anche perché, in un mondo senza instagram, noi non stavamo facendo altro che quello che oggi fa BarbieStyle. Centoventi pagine dove Barbie per la prima volta viene proiettata nel mondo reale, come fosse il suo mondo.” 

The Barbie Issue – copertina

La Bambola ispirata a Samantha Cristoforetti la realizzammo per un’asta di beneficenza in America nel 2017. Io desideravo ricreare un viaggio dalla terra allo spazio. Ne uscì fuori questa bambola che andava letta dal basso verso l’altro: questa gonna molto ampia e ricamata sui toni del verde e del giallo che salendo diventa azzurra e poi blu sul corpetto. Fino ad arrivare al nero, al blu più scuro e a questa acconciatura altissima che richiama il sistema solare. È un viaggio che dalla terra passa per il cielo, fino ad arrivare allo spazio.

Qual è il potere di Barbie agli occhi di chi la conosce da vicino?

Non è Barbie a dettare gli stereotipi, è la società a decidere cosa Barbie possa rappresentare. Credo che Barbie sia un mondo straordinario, per bambine e bambini. E abbraccio completamente il piano della Mattel per trattare le diversità, grazie al quale oggi tutti possono giocare con una Barbie in cui possono anche immedesimarsi.
La Barbie stereotipo? L’abbiamo creata noi, ognuno la può riempire del significato che vuole. E forse è proprio questa la grande forza di Barbie: è un contenitore di tutti i nostri sogni. È poliedrica: io posso vedervi cose che tu non vedi, e viceversa. Basti pensare a quanti artisti, anche one-of-the-kind come me, l’hanno già reinterpretata.

Andare oggi al cinema e vedere le persone “normali”, tutte vestite di rosa, applaudire alla fine del film è simbolo del fatto che il messaggio della pellicola sia arrivato ai cuori delle persone. E questo, ammetto con commozione, è davvero emozionante. E lo stesso tipo di emozione l’ho vissuta anni fa. Quando curammo la Mostra “Barbie The Icon” al museo Mudec a Milano (in collaborazione on il Sole 24 Ore) nel vedere entrare ragazzine con le mamme e le nonne. Barbie è intergenerazionale. Questa sua storia così lunga e trasversale ha il potere di avvicinare persone diverse, anche appartenenti a diverse generazioni. Tutte legate ad una propria Barbie. Edizioni diverse della stessa bambola il cui messaggio resta sempre lo stesso nel tempo, adattandosi semplicemente alle generazioni a cui parla.”