Jeanne du Barry: la favorita del Re restituisce la France à les français

da | CULTURE

Dopo aver aperto la 76esima edizione del Festival di Cannes, Jeanne du Barry: la favorita del Re arriva questa settimana nelle sale italiane. Non siete incuriositi dalla pellicola che celebra il ritorno di Johnny Depp sul grande schermo?

Sarò di parte: non sono una fan della Maria Antonietta di Sofia Coppola. E più in generale di tutti i film che vogliono raccontare la magnificenza delle corti francesi dandone una propria interpretazione sicuramente fedele ai fatti ma lontana culturalmente. È un panorama cinematografico che trovo ostile. Come se domani i neozelandesi si svegliassero e “ma sì, facciamolo un bel film per raccontare la storia de’ I Medici”. A voi non darebbe fastidio? A me sì. Come la pizza con l’ananas, ecco. 

E devo dire di non amare particolarmente neanche il cinema francese. Forse anche (molto) a causa del primo film che vidi: Giù al Nord (2008) di Dany Boon. Veniva pubblicizzato all’epoca come un successo straordinario in Francia. La locandina recitava “si ride fino alle lacrime”. Spoiler: lo trovai più infelice di un cinepanettone. 

Onestamente ero molto scettica anche su Jeanne du Barry: la favorita del Re. Un po’ perché mi aspettavo una forte (e assolutamente presente) ispirazione all’analogo-sul-tema di Sofia Coppola. Un po’ perché temevo cascasse nel melenso e nei luoghi comuni. Ho un debole per i film biografici a sfondo storico ma il timore era quello di ritrovarmi a vedere un bel polpettone romantico. Un ritratto romanzesco con protagonisti Luigi XV e la favorita tra le sue gentildonne. 

Ma la critica mediocre ricevuta a Cannes (nonostante la standing ovation da sette minuti) e il mio platonico amore per Johnny Depp mi hanno fatto fiondare in sala appena avuta l’occasione.

Sono entrata curiosa di vedere il Capitan Jack Sparrow al suo debutto in francese e sono uscita ammaliata. Una cosa basta dire alla fine: la France à les français. E anche senza Depp, è un film che guarderei ancora e ancora.

Ma adesso, senza dilungarci in chiacchiere ulteriormente, ecco qualche motivo per cui andare al cinema a vedere Jeanne Du Barry: la favorita del Re.

Maïwenn e il parallelismo con Jeanne du Barry

Maïwenn e Johnny Depp al Festival di Cannes

Due sono i motivi per i quali il film in questione è tra i più interessanti di questa (ricchissima) stagione. Se da una parte è la pellicola che celebra il ritorno sul grande schermo di Johnny Depp, dall’altra è diretto e interpretato da una delle autrici più interessanti del cinema francese contemporaneo: Maïwenn.

Ex moglie di Luc Besson, Maïwenn ha raccontato a Cannes di aver scoperto dell’esistenza di Jeanne du Barry proprio grazie a Marie Antoinette (2006) di Sofia Coppola – dove la cortigiana di Luigi XV era interpretata da Asia Argento.

«L’avevano presentata come una donna volgare, che non è affatto. Eppure, malgrado questo, ho sentito subito una vicinanza con lei. Versailles era per me un po’ l’ambiente del cinema francese che mi rifiutava forse perché ero la moglie di Luc Besson, e che mi ha trattata con condiscendenza e aggressività, facendomi sentire quasi una transfuga».

E il film racconta proprio la storia della (neo)contessa du Barry: una donna di origini povere, fattasi strada all’interno delle corti come cortigiana ma che grazie alla sua spiccata curiosità e al suo forte interesse per le arti riesce a far breccia nei cuori delle persone giuste. Ultimo tra tutti il Re di Francia Luigi XV, con il quale trascorre a Versailles gli anni dal 1768 al 1774, facendogli riscoprire la joie de vivre dopo la morte della marchesa di Pompadour.

La giusta storia d’amore per il grande schermo: travolgente, provocante. Irriverente. Impossibile per certi versi, ma più forte dell’odio che quasi tutti (a corte) nutrono per la donna. Questa premessa rende ancora più chiare quindi le dichiarazioni di Maïwenn riguardo la sua protagonista – interpretata da sé stessa, nel rapporto con Luigi XV / Depp / Besson.

Ed è forse proprio questa connessione emotiva così forte a rendere Jeanne du Barry, stavolta, un personaggio molto più interessante di come non fosse sembrato in passato. Il cui stato emotivo, per tutta la durata del film, non solo arriva al pubblico. E non solo porta lo spettatore ad immedesimarsi. Gli fa scoprire che la stessa figura per cui non aveva provato particolare interesse nel 2006, è in realtà molto più simile a lui. E interessa molto di più di quanto non lo facesse la Delfina.

I costumi di Virginie Viard

In una cornice come quella di Versailles e dei suoi giardini, è facile far finire tutto il resto in secondo piano. E invece è proprio la moda una delle grandi protagoniste della pellicola. Non sono sicura di quanto coerente al periodo (ad esempio, in una delle scene portanti vediamo Jeanne du Barry portare una parrucca altissima che in teoria sappiamo essere stata introdotta nella moda francese da Maria Antonietta qualche decennio dopo) ma sicuramente impeccabile in ogni dettaglio. 

D’altronde, per una mecenate delle arti, della moda e della cultura quale migliore ispirazione contemporanea se non Gabrielle Chanel? 

Ed è stata proprio la somiglianza tra le due donne a far nascere una collaborazione tra la produzione del film e la Maison francese.  

“Quando è iniziata la preparazione del film – racconta la regista – ho avuto così tanta documentazione, compresi i pezzi Chanel delle collezioni degli anni ’80 e ’90, ispirati al XVIII secolo. Ecco perché ho voluto collaborare con Virginie Viard su questo progetto. Con l’aiuto di Virginie e del costumista Jürgen Doering, abbiamo rivisto alcuni pezzi adattandoli al film. Volevo che i vestiti di Jeanne non fossero troppo svolazzanti e impreziositi. Cose abbastanza chiare ma molto semplici, e in materiali molto belli”

Il risultato? Il connubio perfetto tra il costume storico e la couture.

Il debutto in francese di Johnny Depp 

Immagine promozionale del film – Depp nei panni di Luigi XV

Dopo anni a dir poco travagliati (dei quali sanno anche le pietre delle spiagge dalle quali qualcuno di voi ci sta leggendo) Johnny Depp torna al cinema in un ruolo da protagonista nei panni di Luigi XV. Ma in francese.

Diciamo che lo script non è particolarmente ricco. E diciamo anche che Depp non è arrivato a firmare un contratto per recitare in lingua straniera estraneo alla stessa – considerando la relazione con Vanessa Paradise e la cittadinanza dei figli della ex coppia, Lily Rose e Jack. 

Dallo stesso trailer che anticipa l’uscita del film nelle sale, è chiaro che la sua espressività abbia detto molto più di quanto non abbia fatto la sua bocca. E per questo, dato che quella che va giudicata è la prova attoriale, ancora una volta: chapeau. 

Da solo non fa il film – come invece è stato in altre occasioni. Ma non posso negare di aver pensato che se l’assegnazione delle statuette è politica, se dovesse arrivare una nomination, l’Oscar in questo caso potrebbe stare a Depp come lo è stato a Di Caprio per Redivivo (2015). Ammesso e non concesso che già solo Barbie e Oppenhimer a febbraio portano molto in alto la concorrenza.

Per chiudere una delle estati in sala più ricche degli ultimi anni, andate a vedere questo film e supportate non solo i grandi blockbusters. E se ne avete l’occasione, provate ad apprezzarlo in francese. Con uno sfondo come quello di Versailles, farà suonare tutta un’altra musica. 

Jeanne Du Barry: la favorita del Re è al cinema dal 30 agosto