La scarpa odi et amo più criticata di sempre è tornata di moda: i sabot. E non tutti sono felici di questa notizia! Chiusa avanti e aperta dietro (i feticisti ne saranno contenti), il sabot da sempre si è contraddistinta come calzatura anticonformista e spregiudicata. E nonostante tutto, a molti piace tantissimo.
Ormai si sa, nella moda non tutto viene fatto per piacere. E le scarpe sono sicuramente l’accessorio che più divide le opinioni, accendendo enormi dibattiti. Un esempio? Le Birkestock. Per citare Liana Satenstein, “le scarpe brutte per eccellenza”, sandali con la suola ortopedica in sughero.
Ad aver ammesso la bruttezza di questa scarpa è stato addirittura lo stesso brand, affermando che le Birkenstock nascono come scarpa comoda o anche ugly for a reason. Questo perchè, secondo il brand, da un piede comodo deriva una vita felice. E direi che hanno proprio fatto centro! Odiate o amate questa calzatura ha spopolato (e se ad indossarle è stata addirittura Barbie, allora possiamo farlo tutti).

Eppure, a quanto pare, più una scarpa è strana e soprattutto brutta, e più questa fa tendenza, arrivando velocemente sulle passerelle dell’alta moda. E i sabot ne sono stati la dimostrazione, prima con Dior, poi Gucci, Hermes, Balenciaga, Miu Miu, Prada e tanti altri. Hanno fatto breccia nel cuore -o nel portafoglio- di molti brand, diventando così la scarpa più odiata ma più venduta di sempre. Basti pensare al modello Boston di Birkenstock, che nel 2022, ha avuto così tanto successo da essere introvabile, nei negozi e online.
Ma cosa sono esattamente i sabot? (da non confondere con le mules, già più eleganti, e quasi sempre con un tacco sottile). I sabot non sono nient’altro che zoccoli di legno. Semplicissimi zoccoli di legno provenienti dal Belgio e dai Paesi Bassi, usati da chi lavorava nei campi.
A dirla tutta, i sabot, come ha affermato Nanni Moretti, “non sono scarpe serie. Se si coprono le dita non si può lasciare scoperto il calcagno”. Dietro a questa calzatura infatti si nasconde «una tragica visione del mondo».











