Esiste una parità di genere nello sport?

da | CULTURE

Chi ha contaminato i valori legati ad un’attività altamente formativa ed educativa, quale lo sport, dove, al principio, non esisteva alcuna disparità di genere?

L’essere umano con i suoi pregiudizi e preconcetti.

Addio fanciullesca ignoranza e benvenuti pregiudizi

Sport [spòrt] s.m. inv. : L’insieme delle attività, individuali o collettive, che impegnano e sviluppano determinate capacità psicomotorie, svolte anche a fini ricreativi o salutari.

sport

Lo sport non ha anima, corpo o voce. Lo sport non sceglie, non discrimina e non ha preferenze, perché lo sport non è umano, ma, come un neonato, è nato libero da ogni pregiudizio e stereotipo. Solo il tempo lo ha reso prigioniero di preconcetti umani legati ad interessi politici e commerciali. Se da un lato l’essere umano ha lottato, affinché l’ideologia che definisce le donne deboli e passive per praticare dello sport andasse progressivamente ad indebolirsi, dall’altro ha consentito, e sta tutt’ora consentendo, il consolidarsi di pregiudizi e stereotipi sbagliati, che riguardano il rapporto tra donne e sport. 

Per un mondo che si ritiene tanto progressista quanto determinato ad annientare le disuguaglianze per il raggiungimento dell’uguaglianza di genere, come mai ancora oggi una campionessa mondiale non riceve la stessa attenzione mediatica di un campione mondiale? Eppure, per chi non lo sapesse, sono proprio le donne ad aver regalato allo sport grandi soddisfazioni negli ultimi anni: dalla schermitrice italiana Bebe Vio, che questo settembre ha conquistato la medaglia d’oro nella Coppa del mondo a Busan, alla stella dello sci alpino Sofia Goggia, campionessa olimpica nella discesa libera a Pyeongchang del 2018, e vincitrice di quattro Coppe del Mondo di discesa libera e di due medaglie mondiali, fino alla tennista del momento Martina Trevisan, che ha sconfitto con il punteggio di 6-4 6-3 in 1 ora e 30 minuti la belga Elise Mertens nei quarti di finale del WTA di Hong Kong.

Bebe Vio
Sofia Goggia
Martina Trevisan

Anche se il mondo non sembrerebbe pronto a parlare di pari dignità e diritti per lo sport femminile, visto da molti come passatempo dilettantistico, le donne non demordono e lottano giorno dopo giorno e partita dopo partita, nella speranza di poter finalmente dire “ce l’abbiamo fatta”.

Tuttavia, se al giorno d’oggi Federica Pellegrini vanta una carriera fatta di due medaglie olimpiche e 19 mondiali o se l’ex tennista statunitense, Serena Willimas è soprannominata ‘La Regina del Tennis’,  lo si deve a delle donne-eroine che per prime hanno subito le conseguenze di un mondo maschilista e discriminatorio.

Federica Pellegrini

Le donne sfidano il mondo in una partita a Badminton

Se come me siete cresciuti a latte, biscotti e Walt Disney, vi ricorderete sicuramente il film ‘Robin Hood’ con Lady Marian che gioca a Badminton assieme a Lady Cocca. Una scelta niente a fatto casuale, dal momento in cui attorno al 1800 le nobildonne francesi e inglesi iniziarono a praticare uno sport, che solo più avanti, prenderà il nome di “Badminton”.

Lady Marian e Lady Cocca

Nel 1900 sarà la tennista Charlotte Cooper a ricevere un alloro olimpico, mentre nel 1912 Fanny Durak sarà la prima donna a vincere, alle Olimpiadi di Stoccolma, nel nuoto, nonostante lo scandalo suscitato dal costume indossato dall’atleta durante la gara, che portò il fondatore dei giochi Olimpici moderni, De Coubertin, a palesare la sua crudele opinione riguardate la partecipazione delle donne alle Olimpiadi  “un’Olimpiade femminile non sarebbe pratica, interessante, estetica e corretta”.

Charlotte Cooper

Dal secondo conflitto mondiale in poi qualcosa cambia in positivo: la parola ‘donna’ inizia ad essere accostata alla parola ‘sport’. In prima linea a sostegno delle donne alcuni intellettuali fascisti, i quali ritenevano fondamentale, per una corretta cresciuta dello Stato, una presenza sempre maggiore di donne ‘forti’ e sportive. Di questo periodo ricordiamo il trionfo di Elisabeth Robinson nei 100m piani con un tempo di 12”02 e di Trebisonda Valla, detta Ondina, prima donna italiana a vincere una medaglia d’oro olimpica. Mentre, nel 1928, alle Olimpiadi di Amsterdam 278 donne, per la prima volta, parteciparono alle gare di atletica leggera.

Elisabeth Robinson
Trebisonda Valla

Ma è solo negli gli anni 80’, con la nascita di discipline come l’aerobica e il fitness, che le donne iniziano ad acquisire sempre più consapevolezza del proprio corpo e a praticare, per la prima volta, stancanti allenamenti nel salotto della propria casa. Era il 26 luglio 1980 quando Sara Simeoni vinse le Olimpiadi di Mosca nel salto in alto.

Sara Simeoni

L’influenza dei media 

“Non sei adatta, sei una donna” “Non sei abbastanza forte, rinunciaci” : sport e donna, un binomio ancora da colmare, molti i tabù ancora da sfatare.  

Forse, un problema da non sottovalutare riguarda i media o meglio la libertà con la quale le notizie vengono diffuse senza accortezza alcuna. Considerando il fatto che, soprattutto le nuove generazioni si informano su internet, come si può pensare di raggiungere l’uguaglianza di genere nello sport se ancora oggi, sui social, si fanno distinzioni tra sport “maschili, come il calcio e “sport femminili” come il pattinaggio artistico? Per chi non lo sapesse esistono donne che giocano a calcio e uomini che fanno acrobazie sul ghiaccio, eppure questo appare molto strano agli occhi del mondo, o almeno alla gran parte.

Oggi a che punto siamo? 

Anche se il cammino verso la parità  è ancora lungo, oggi le donne non possono che essere fiere dei riconoscimenti ricevuti e dei traguardi raggiunti: non più solo spettatrici o semplici partecipanti, ma vere protagoniste indiscusse: da Marta Bassino e Federica Brignone nello sci alpino, a Dorothea Wierer nel biathlon, fino a Michela Moioli nello snowboard.

Dorothea Wierer
Michela Moioli

Ad oggi, l’evoluzione che sta cambiando il mondo dello sport sembra accelerare. Una sorpresa inaspettata arriva proprio dal mondo del calcio. Inaspettata sì, perché come ben sapete, questo sport è da sempre legato ad una realtà prettamente maschile. Eppure, proprio il calcio sta lanciando i primi segnali del processo di parità di sessi: il primo dicembre 2022 tre donne, Stephanie Frappart con le assistenti Neuza Back e Karen Diaz, hanno fatto la storia arbitrando, per la prima volta, la partita maschile della Coppa del mondo, tra Costa Rica – Germani in Qatar.

È una sorpresa, non ci credi e dopo due o tre minuti ti rendi conto che stai andando ai Mondiali“, ha commentato Frappart quando è stata convocata per il campionato.

Stephanie Frappart con le assistenti Neuza Back e Karen Diaz

Sempre nello scenario calcistico, le donne iniziano a conquistare il loro spazio tra i videogiochi come EA Sports FC 24, l’erede di Fifa e “prima piattaforma ad ospitare le più importanti competizioni, campionati e personalità del calcio maschile e femminile

Ci sono poi numerose  società professionistiche, quali Juventus, Fiorentina, Milan e Inter, che hanno deciso di investire in maniera consistente nelle proprie squadre femminili, con l’obbiettivo d’incrementare l’empowerment femminile.

Sognando un empowerment femminile universale 

Forse lo sport più difficile per le donne è la corsa alla lotta dei propri diritti, alla conquista del proprio spazio, dove la gratificazione è al primo posto, indipendentemente dal sesso. Forse ci vorranno ancora giorni, mesi o anni, ma non importa, perché lo sport è ANCHE donna, e presto lo capirà tutto il mondo.